I veri segreti di Monkey Island

Un po’ di tempo fa qualcuno qui sul blog mi aveva chiesto di parlare di Monkey Island. Poi settimana scorsa Messer Satanasso mi ha consigliato di scrivere qualche post vintage sugli “attrezzi che non si usano più“… potevo scrivere delle penne a sfera e degli fogli di carta, oggetti che ormai si trovano nei musei chiamati Cartolerie, ma invece ho deciso di accontentare entrambi scrivendo un bel post proprio su Monkey Island.

Siccome parlare del gioco vero e proprio ormai è un tantino tardi, che son passati 23 anni, ho deciso di dedicargli un post sulle curiosità della saga che stavo covando da un po’, ma che non ho mai scritto.
Così cominciamo con il botto e i successivi post vintage saranno un po’ deludenti, che magari non ve ne fregherà tanto come di Monkey Island.

Metto le mani avanti: non ho un sapere enciclopedico su tutto, quindi quello che scriverò è stato raccattato negli anni e in giro per internet da articoli, forum, siti e altre cose varie. Dove è possibile metterò la fonte, dove invece sono semplici post su forum e altro che non riesco più a recuperare purtroppo non posso segnalarveli.

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La LucasArts, le avventure grafiche e mille bei ricordi

Lucasarts

La settimana scorsa, come tutti ormai saprete, è arrivata come un fulmine al ciel sereno la notizia che la Disney ha definitivamente chiuso la LucasArts.

Tutto il nerdoverso ha pianto all’unisono, come se fosse deceduto il nostro migliore amico. In effetti è successa una cosa molto vicina a questo.

Fiumi di parole sono stati scritti sulla vicenda, e sulla LucasArts. Io non volevo scrivere niente, rimanere un pochino distaccato, ma non ce l’ho fatta. Quella notizia mi ha fatto passare davanti agli occhi anni e anni di bei ricordi, di emozioni, quando, chiuso in cameretta con il fidato Amiga 500, impazzivo a cercare di risolvere uno di quei maledetti e assurdi enigmi, vivendo avventure meravigliose.

Alcuni di questi ricordi vorrei condividerli con voi… la parte triste del post è appena finita, dopo il salto si sorride… con i lucciconi agli occhi.

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The Disney Effect

La Disney è come la Mamma.

Quando pensiamo ad una mamma, pensiamo a quell’adorabile dea che ci ha messo al mondo, nutrito, cresciuto, coccolato, rimproverato e perdonato. Poi la nostra mamma la riflettiamo su tutte le altre mamme del mondo e rimaniamo shockati quando sentiamo o leggiamo che una di queste mamme ha macellato i propri figli e li ha nascosti nel freezer. Urka! La nostra mamma non l’avrebbe mai fatto… sennò mica saremmo qui a parlarne.

Rimaniamo shockati anche perché l’immagine che abbiamo della mamma viene intaccata, da divinità soprannaturale, diventa una donna come tutte le altre, un essere umano qualsiasi che, in un raptus di follia o proprio con maligna premeditazione, può compiere un gesto che pensavamo fosse proprio solo di Dexter.

Con la Disney è la stessa cosa.

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Jack Aubrey Vs. Jack Sparrow

Master and Commander

Tra i ricordi nerd più belli che ho ci sono le sessioni infinite a Monkey Island su Amiga 500. Un gioco mitologico che ha fatto nascere e crescere, insieme a “I Goonies” e altri prodotti del nerdoverso, la mia passione per le storie di mare, di pirati, etc.

In questi giorni mi è capitato sotto mano “Ai confini del mare“, romanzo di Patrick O’Brian. Lo scrittore inglese è stato l’inventore della saga marinaresca in cui si raccontano le gesta del Capitano Jack Aubrey.
Essendo una saga vi consiglio, se il post vi incuriosirà e non lo avete già letto, di partire da “Primo Comando“, ossia il primo libro dedicato al suddetto capitano. Per carità niente vieta di iniziare anche dall’ultima sua pubblicazione, però i libri seguono una certa progressione temporale e, anche se la trama è orizzontale, a volte ci sono rimandi a vicende accadute in romanzi precedenti. Continua a leggere

La sindrome del vecchio giocatore

Ieri sulla pagina di Facebook ho postato un video gameplay del nuovo “Tomb Raider, definendolo un Uncharted con le tette.

Ne è nata una discussione con una fan, Federica, dove lei dice che i primi “Tomb Raider” erano avventura vera, mentre gli “Uncharted” sono avventura solo sulla carta, perché poi all’atto pratico sono solo sparatutto in terza persona.
In effetti è vero. Per quanto io adori i vari “Uncharted“, di avventura ed enigmi ce ne sono pochi, in compenso si uccide abbastanza gente da estinguere un piccolo stato.

Da lì mi è scattato un piccolo ragionamento, di più non posso, sui vecchi giochi e quelli nuovi.

Su, non girate gli occhi al cielo, non è la solita roba de: “Una volta i giochi erano più belli“, giuro!

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Metallo nerd

Una volta Elio, degli “Elio e le storie tese” disse che dagli anni ’70 fino a metà degli anni ’80 c’era musica di gran qualità, poi il nulla. Vado a memoria, non sto citando, ma il discorso era questo.
Personalmente non sono così radicale, ci aggiungerei altri 6-7 anni per non escludere alcune perle dei Mr. Big, degli Extreme, dei Nirvana e di pochi altri.

Però, per non contraddire il mitico Elio, con le cui cassette inserite nello stereo passai interminabili pomeriggi davanti all’Amiga, inauguro il primo post musicale di “Nerds’ Revenge” parlandovi appunto di un album uscito a metà degli anni ’80. Nel settembre 1984 per la precisione. In quel tempo Marty McFly non aveva ancora compiuto il suo viaggio nel tempo e Chernobyl forniva tranquillamente elettricità a mezza Bielorussia.
L’album in questione non ha cambiato la storia della musica, non ha rivoluzionato una mazza, non ci sono messaggi politici o significati nascosti da precisini della minkia. E’ solo uno dei miei album preferiti e volevo consigliare a tutti i nerd il suo ascolto. Continua a leggere

SCUMM Bar

Sarà la nuova, ennesima primavera che arriva, nonostante i diluvi autunnali che flagellano la mia odiata padania, però in questo periodo mi sento un po’ nostalgico. E allora voglio dedicare un post alle avventure grafiche dei meravigliosi anni ’80 e ’90 che avevano letteralmente rapito noi nerd della prima ora.

Per contestualizzare, si parla del periodo in cui George Lucas non si era ancora rincoglionito, in cui per apprezzare un gioco dovevi avere anche tanta fantasia, in cui la tecnologia informatica era ancora abbastanza agli albori, quindi era più “semplice” innovare e inventare e, a causa della limitatezza di grafica e sonoro, si puntava molto anche sulla trama e il gameplay. Continua a leggere