Quello della Console War è sempre un tema scottante. Ciò che infervora gli animi non è tanto l’argomento in sé ma le stupide guerre che vengono scatenate dai fanboy su argomenti inutili come: “quale sia la console migliore“, “chi abbia avuto l’idea più intelligente“, “quale sia il brand più innovativo“, “quale sia la console da noob“, (qui vince Nintendo a mani basse) etc. etc.
La razza dei fanboy è poi affiancata dagli immancabili nostalgici: “Non ci sono più le console di una volta“, “lo sputtanamento delle console la console war e il mercato hanno costretto le software house a tarare la difficoltà dei giochi verso il basso“, “I videogiochi moderni so’ roba per novellini“, “Aridatece tastiera e mouse“. Insomma, i commenti intelligenti si sprecano.
Elysium, il Paradiso a perdere
Di bei film di fantascienza ce n’è sempre bisogno.
Soprattutto di quei film che usano la fantascienza per dire qualcosa e non per mettere insieme una serie di effetti speciali colorati, robottoni, astronavi, e effetti sonori tipo Zzipp! Zzaapp! T-wink! e Skrakaboom!
Alla fine la fantascienza, come insegnava in modo più o meno tedioso il vecchio Star Trek, può essere una bella allegoria di cose ben presenti ai giorni nostri, o può essere un modo per vedere cosa potrebbe succedere al futuro partendo da oggi.
Voglio dire, Philp K. Dick, Ray Bradbury, Isaac Asimov, Gene Roddenberry ecc… ecc… nei loro racconti hanno inventato un mucchio di roba che poi si è realizzata, androidi, robot e viaggi spaziali infiniti a parte. Quindi la fantascienza degli anni ’50 è diventata la scienza oggi. E chissà che la fantascienza di oggi non sia la scienza di domani, androidi, robot e viaggi spaziali infiniti compresi.
Uno degli autori più promettenti del cinema di fantascienza di oggi, che almeno ci prova a non fare film di soli effetti speciali, è Neill Blomkamp, quello che ha tirato fuori District 9 e oggi è nei cinema con la sua copia Elysium.
Jack lo Squartatore, dalla realtà al mito
Domani, 31 agosto, ricorre il 125 anniversario del primo omicidio di Jack Lo Squartatore. Come passa il tempo quando ci si diverte… o quando si è morti, direbbe il buon vecchio Jack.
Per festeggiare degnamente l’avvenimento Cristina Brondoni, del blog Tutticrimini, ed io abbiamo deciso di collaborare con un cross post… in realtà me l’ha chiesto lei, io non potrei mai avere una bella idea del genere.
Siccome lei è una criminologa, una giornalista intelligente (una delle poche), ha studiato, è bella e simpatica scrive un bell’articolo sul nostro amato Jack lo Squartatore dal punto di vista della realtà storica, rievocando le sue gesta e, soprattutto, le varie teorie su chi fosse in questo post qui: Jack lo Squartatore, un caso ancora aperto.
Io invece, essendo un po’ ignorante ed il suo esatto opposto, parlerò di come Jack è diventato una figura mitica, iconica, di cui ancora si parla e viene utilizzato in fumetti, libri, film e videogiochi.
The Goon, il folle fumetto di Eric Powell
Tutti siamo attirati da una certa categoria o un certo tipo di personaggi.
Personalmente adoro quelli grossi, brutti, sgraziati, emarginati dal mondo, ma che, nonostante tutto, ce la mettono tutta per dare un senso alla loro vita. Forse perché un po’ mi ci identifico.
Parlo di personaggi tipo Hellboy di Mike Mignola, con tutta la sua cricca di esseri che lo accompagna nel B.P.R.D., Piton di Harry Potter, Sloth dei Goonies e The Goon di Eric Powell.
Mentre i primi famosi e li conoscono anche i sassi, l’ultimo è un po’ più di nicchia e oggi ve lo presento.
Le 5 armi videoludiche con cui… esplodo tutto!
Il problema di avere una passione intensa verso qualcosa è che quel qualcosa finisce col permeare, e badate bene ho detto “permeare” non “condizionare”, la tua vita quotidiana. Quando poi questa passione ti accompagna fin da quando sei piccola, fin da quando hai memoria, questa permeazione – concedetemi la licenza poetica – si fa piuttosto insistente!
Chi di voi, arditi videogiocatori della domenica, non ha mai pensato, anche solo una volta, cosa potrebbe accadere se si avesse la possibilità di utilizzare, in una situazione di vita quotidiana, un item preso direttamente da un videogame?
Derren Brown: mentalismo senza limitismo
Ormai lo sapete che sono un patito di Dmax e dei suoi programmi.
A furia di guardare quel canale ormai saprei costruire una moto dal nulla, o rendere un’atomobile così tamarra da far imbarazzare Vin Diesel. Saprei anche cavarmela in qualsiasi situazione climatica in ogni angolo del mondo, anche se l’idea di bere la mia pipì o succhiare la maglietta sudata, per dissetarmi, non mi esalta particolarmente.
Però, tra case traslocate con tutte le fondamenta e Adam Richman che tenta di uccidersi mangiando hamburger grossi come il Lussemburgo, c’è questa trasmissione che guardo con interesse perché mi piace il protagonista e il mentalismo mi affascina molto.
La trasmissione in questione è Derren Brown – The Experiment.
Monster University, il lento risveglio della Pixar
Sono passati 12 anni dall’uscita del primo Monster & Co., dodici anni.
Vuol dire che chi l’ha visto quando aveva 6 o 7 anni ora è maggiorenne, ha la patente, o la sta facendo, litiga con i genitori che l’hanno portato al cinema un giorno sì e uno no, si fa le canne e probabilmente non gliene frega più niente di Mike e di Sulley.
Voi vi ricordate cosa stavate facendo dodici anni fa quando uscì Monster & Co.?
Io un pochino sì. Mi ricordo che erano i primi mesi di una mia lunga storia d’amore e che è stato uno dei film che siamo andati a vedere perché allora, quando uscivi, dovevi trovare qualcosa da fare prima di infrattarti da qualche parte.
Non che non sapessi cosa fosse la Pixar, visto che ci son cresciuto con loro, però non mi aspettavo di vedere il capolavoro che ho visto.
Ora, dopo dodici anni, ironia della sorte quella stessa storia d’amore si è appena conclusa, proprio quando Mike e Sulley tornano sullo schermo con Monster University, il prequel di quel mitico film.
War Horse: la guerra vista da un cavallo
Rieccomi dopo tempo memorabile a scrivere per il blog.
Ma, sapete, tra scuola e altro mi mancava il tempo e, soprattutto, le idee.
Perciò, piuttosto che proporvi articoli insulsi scritti solo per essere gettati in pasto alla Vorace Bestia Bugblatta di Traal, ho preferito prendermi qualche mese di pausa.
Quest’estate, tra una sessione di Zelda e le maratone dei cartoni animati Disney, ho letto una montagna di libri, la maggior parte per la scuola, i restanti li avevo in coda dalla Fiera del Libro.
Fra questi c’è il libro di cui oggi vi parlerò, War Horse, scritto da Michael Morpugno. Continua a leggere
Breaking Bad, le mie prime impressioni
Con la tipica, indolente flemma post vacanziera, oggi vi parlo di una serie Tv che ho cominciato a vedere il week end scorso.
Per ora sono state trasmesse 4 stagioni e la quinta, l’ultima è stata divisa in due trance da 8 episodi l’una, i cui ultimi episodi, sono trasmessi in questo periodo negli Stati Uniti. Io sono arrivato a metà della seconda stagione, a ritmo di quattro episodi a botta della durata di 45 minuti, e per ora mi sta piacendo molto. Poi con questo ritmo entro una settimana mi rimetto in pari.
La serie in questione è Breaking Bad.
Isterismi da MMMMMORPG (che le emme non bastano mai)
Prima di entrare nel merito di frecce nelle ginocchia e lingue draconiane, apro il discorso facendo una dovuta premessa. È la prima volta che scrivo qualcosa per Nerds’ Revenge e mi sento in dovere di affermare apertamente tutta la mia scostumatezza: entro a piedi sporchi in casa del povero MrChreddy, inzaccherando tutto e portando a un nuovo livello di rottura di scatole i miei già noiosi commenti, il cui contenuto spesso dissente con l’opinione del padrone di casa e, aggiungo, in genere dissente un po’ con l’opinione di chiunque. Le premesse, però, possono nascere da due esigenze diverse: grande accortezza nei confronti delle persone a cui sono rivolte (leggasi “grazie Chreddy per avermi lasciato qualche riga di spazio sul blog per condividere, ahi voi, i miei pensieri”), oppure sono semplicemente un modo per mettere le mani avanti, e preparare i destinatari a essere puntualmente delusi da quanto stanno per leggere – un po’ come ha fatto Stephen King col finale della Torre Nera – .
Se qualcuno ha mai letto qualche mio commento sa sicuramente quale delle due esigenze mi ha mosso, altrimenti potete sempre andare avanti nella lettura, a vostro discapito ovviamente, e scoprirlo da soli.