Riviste di videogiochi: buone per la lettiera del gatto…

Una volta parlando con un’amica è venuto fuori che lei compra ancora un mensile di videogiochi in edicola. Niente di male, io sono cresciuto leggendo riviste sui videogiochi e non solo… però quelle dei videogiochi le nascondevo meglio che non volevo mia mamma avesse paura che diventassi un criminale crescendo… più che altro ora non voglio che le sue paure erano fondate.

Ma torniamo a noi.
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“Journey” il viaggio di una vita

Se c’è una cosa che adoro della PS3, o meglio della Sony Computer Entertainment, è che propone, più di ogni altra casa, cose originali, mai viste o anche già viste, ma totalmente nuove, rivoluzionate. Gioielli sperimentali come “Little Big Planet“, che a vederlo da lontano sembra un platform sui generis, poi a provarlo si apre un mondo fatto di inventiva personale e fantasia, la cui unica limitazione è la voglia che abbiano noi nell’imparare a costruire e che invece che subire il gioco contribuiamo a crearlo.

Così tra un esperimento e l’altro ogni tanto, raramente purtroppo, esce un gioco che si distacca totalmente dai “giochi” comuni. Dove “distacca” significa che non c’entra proprio niente con i soliti sparatutto per bimbiminkia assatanati. Che è così diverso che forse non è nemmeno un gioco e il viaggio che si deve intraprendere è più dentro di noi che dentro la console.

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GTA V, ma anche no…

La serie di “Grand Theft Auto“, GTA per gli amici, diciamo che ha rivoluzionato il mondo dei videogiochi mettendo al centro del gioco un criminale di basso cabotaggio che, cercando il suo posto al sole, finisce per scalare l’impero della mala.

Altro punto caratteristico è sempre stata la vastità dell’ambientazione di gioco, intere città ricostruite digitalmente e interamente esplorabili, quasi sempre parodie controparti di città reali. In secondo luogo la varietà di armi e di veicoli utilizzabili.

Terzo punto a suo vantaggio è che catalizza l’odio della stampa venendo additato come innesco della violenza giovanile nel mondo… a parte le colossali minkiate che dicono è comunque pubblicità.
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Addio a Jack Tramiel, diffusore del gene Nerd

L’8 aprile si è spento Jack Tramiel colui che fondò la Commodore e invase il mondo piazzando in ogni casa i suoi Vic 20 e Commodore 64, quando ancora Microsoft e Apple erano roba per pochi danarosi fortunati.
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“I Am Alive”, ovvero come risparmiare 15 € e vivere felici

Che la Ubisoft sia la casa di distribuzione che odio di più (ora a pari merito con la Capcom) lo avevo già parzialmente spiegato, ma c’è dell’altro. C’è che ho rischiato il coma giocando al primo Assassin’s Creed per la noia e la ripetitività. C’è la presa per il culo di Far Cry 2. C’è che ormai vendono pezzi di giochi, come i finali, a parte. Quindi, in buona sostanza, ho giurato di non comprare mai più un gioco Ubisoft… e da quello che leggo in giro non mi sono perso molto fino ad ora.

Ma, c’è sempre un ma, nel 2009 esce la notizia di un gioco Ubisoft che ha attirato la mia attenzione: “I AM ALIVE”. Ma dal 2009 al 2012 sono passati ben 3 anni e che fine ha fatto il gioco? E’ stato cancellato, poi ripreso, poi modificato, poi ancora modificato e alla fine vomitato distribuito digitalmente sul Market Microsoft e PSN Sony. Le anteprime, evidentemente prezzolate visto che si recensiscono giochi degli inserzionisti, dei vari siti lo dipingono come un bel gioco e mi viene voglia di provarlo. Per fortuna è stata distribuita la demo…
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Grazie Nerds!

Ieri abbiamo compiuto un mese di vita e, contemporaneamente, abbiamo superato i 1.000 contatti da quando abbiamo il counter delle visite: un risultato straordinario se si considera che questo blog non contiene post su gattini e ci sono pochissime tette e donne nude.

Grazie ai nerd e a tutti gli amanti degli argomenti scacciafiga!

E per ringraziarvi come si deve vi proponiamo una fantastica compilation di foto che rimediano parzialmente alle nostre mancanze, ma non abituatevi (se poi proprio volete potete ascoltare la “Cavalcata delle Valkirie” in sottofondo)

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La non-recensione di Mass Effect 3

Capitano ShepardLo sappiamo tutti, perlomeno tutti i nerd, che il 9 marzo scorso è uscito Mass Effect 3.

Mass effect è una serie di videogiochi, giunta appunto al 3° capitolo (più altre cagate su dispositivi portatili, etc), ad ambientazione fantascientifica. Se fosse un film o un telefilm la definiremmo una vera e propria space opera.
Ed effettivamente è stato pensato, dal punto di vista narrativo e di contenuti, proprio come tale.

La trama principale si dipana su tutti e tre gli episodi: per capire e godersi appieno le avventure del Capitano Shepard, insomma per vedere “come va a finire”, è necessario giocarsi tutti e tre i titoli pubblicati da EA.

E allora perchè non recensirlo dato che “videogiochi” e “fantascienza” sono due termini che stanno bene a fianco della parola “nerd” tanto quanto “autolavaggio” va d’accordo con “pioggia” oppure “Midi-chlorian” si associa bene con “diarrea”? Continua a leggere

Gran fef oto: quando i giornalisti si occupano di videogame – Parte I


“La Play Station, col rumble, che vibra e trasmette emozioni, può diventare un passatempo che imbastardisce e spinge alla violenza.

E’ così che Giulio Borrelli, massimo esperto di intrattenimento elettronico del TG1, descrive gli effetti della console sugli utenti, in un famigerato servizio su Grand Theft Auto 4 (che i giornalisti(?) del TG1 pronunciano gran fef oto fho!).

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DLC, ovvero: “Come rubare ai videogiocatori e farla franca!”

Con l’avvento delle nuove console Next Gen sono state introdotte una serie di innovazioni rispetto alle scorse generazioni di console, prima fra tutte il collegamento a internet e la conseguente costruzione di network dedicati a cui le console si appoggiano per il gioco online, per l’acquisto di giochi Digital Delivered (ossia distribuiti online e non su supporto fisico), e i famigerati DLC. Senza contare la distribuzione di patch correttive per i sistemi operativi delle console e dei giochi stessi.

Ma tutto questo ben di Dio ha anche un lato oscuro e marcio della medaglia, un lato che, inevitabilmente, fotte i videogiocatori… ma andiamo a vedere come mai e andiamo anche a vedere perché alcune case di sviluppo dovrebbero essere trascinate in ascensore con Ryan!
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Il merdaviglioso mondo dei doppiatori

Doh

Penso sempre che la mia voce sia come quella di Sonny Crockett. O almeno è così che la sento nella mia testa. A volte penso anche di averne le sembianze.
Purtroppo succede sempre che qualche stronzo ti riprenda con una telecamera o un cellulare e allora ti rendi conto dell’amara realtà: voce da pirla e aspetto goffo al punto che viene voglia di mutandarsi da soli. Ti viene anche subito in mente che guidi una Citroen e non una Ferrari.

Chissà se la stessa sensazione capita anche ai doppiatori “professionisti”?
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