Ieri sarei dovuto andare a vedere Everest con un mio carissimo amico appassionato di montagna, uno che va a fare le scalate. Che è un po’ come se un pilota andasse a vedere un film con un sacco di brutti incidenti aerei. Contento lui.
Però questo mio amico ha avuto un problema, l’appuntamento è saltato e quindi ho ripiegato su Sopravvissuto – The Martian. Che una disgrazia vale l’altra.
Entrato in sala mi sono trovato seduto accanto a una tizia che non capiva assolutamente niente di quello che accadeva sullo schermo e il marito/compagno le spiegava per filo e per segno qualsiasi cosa, tanto che a un certo punto ho addirittura pensato fosse cieca. Poi, quando ha cominciato a smanettare sul suo luminosissimo cellulare enorme, ho capito che non era cieca, era solo gravemente rincoglionita.
Perfetto, solite Bestie da Cinema sedute accanto. A questo punto mi chiedo: o sono tutti così ormai, oppure sono più sfigato di Matt Damon nel film e li becco tutti, come avessi il lanternino.
Ma parliamo del film, va.
“Spazio, ultima frontiera…” è l’incipit di Star Trek. Come a dire che il pianeta Terra, e quello che gli gira intorno, ormai lo conosciamo come le nostre tasche e non ci resta altro da fare che andare a sfruculiare le palle al resto dell’Universo.
Ma Star Trek era fantascienza vera e propria, anche se con una bella base scientifica.
Nella realtà, il nostro pianeta lo conosciamo così così, o almeno, lo conosciamo abbastanza per sapere che fra un po’ non ci basterà più e che quindi dobbiamo trovare un mondo che ci permetta di vivere quando la Terra non potrà supportare più la nostra vita.
Siccome siamo piccoli e piuttosto inutili, non affrontiamo viaggi interstellari di Anni Luce come in Star Trek, ma andiamo per piccoli passi e cerchiamo quello che ci serve su Marte. Che, per la dimensione dello spazio, è un po’ come andare a esplorare il marciapiede di fronte.
Fino a ora siamo riusciti a mandare solo della macchine telecomandate su quel pianeta, ma, fra una manciata di decine di anni, forse riusciremo a mandarci qualcuno in carne e ossa.
Sopravvissuto – The Martian si svolge proprio in quel futuro prossimo in cui le missioni su Marte sono una prassi ormai assodata e ne facciamo una via l’altra. Ciò non significa che sia tutto facile, anzi, c’è sempre quel margine di rischio che, al primo inconveniente, qualcuno ci lascia le penne.
Come se il marciapiede di fronte sia separato da noi da un’autostrada a 6 corsie e sia popolato di cani feroci e bande di teppisti senza scrupoli. Appena sbagli muori nel viaggio, oppure ti uccidono le condizioni che trovi dall’altra parte.
Sopravvissuto – The Martian parla proprio di questo: se la può cavare un uomo abbandonato da solo su un pianeta ostile? E se sì, come potrebbe riuscirci?
Insomma, il film di Ridley Scott è l’ennesima pellicola sulla strenua lotta dell’uomo per la sopravvivenza a ogni costo e sulla forza della vita. Perché, come cantava Paolo Vallesi:
Quando sentirai che afferra le tue dita
la riconoscerai la forza della vita
che ti trascinerà con se
non lasciarti andare mai
o ti spacchi in ventitré.
La mano del buon vecchio Scott, per quanto più vecchio che buono, si nota e non poco. Il film scorre, emoziona, appassiona, ma…
C’è un Ma. Un enorme, gigantesco, non ignorabile Ma. A che serve questo film?
Per quanto mi sia piaciuto vedendolo in sala, all’uscita mi sono chiesto: e quindi?
Sopravissuto – The Martian è tratto dal libro L’Uomo Di Marte di Andy Weir, successo interplanetario che non ho letto, ma sembra che nel passaggio dalla pagina alla pellicola si sia perso qualcosa. Si sia perso il senso. Non che il film non abbia un senso, ma viene da chiedersi quale sia.
Mi spiego meglio. Va benissimo la strenua lotta contro la sfiga nera per sopravvivere. Però 127 Ore di Danny Boyle, per dire, è più incisivo in quanto mostra cosa un uomo potrebbe sacrificare e sopportare per sopravvivere. Gravity dipinge la lotta per la sopravvivenza come una nuova nascita. Castaway parla dell’adattamento dell’uomo in situazioni estreme e della fortuna che le navi passino proprio di lì per il più classico dei lieto fine. Alive è incentrato su quanto sia flessibile la morale umana di fronte alla lotta per la sopravvivenza. E potrei andare avanti a oltranza.
Ma Sopravvissuto – The Martian di che parla? Cos’è che vuole dirmi? Ok, che ci sbattiamo come bestie per non morire e fin lì ci sono, ma per il resto che tesi vuole dimostrare?
Ho come la sensazione che nel libro di Weir la cosa principale sia tutta quella filosofia dell’essere il primo a fare qualcosa su un pianeta alieno. Ma questo, dal film di Scott, traspare poco, anzi, è quasi un accessorio agli sbattimenti che Matt Damon deve fare per combattere la sfiga nera che lo perseguita e agli sbattimenti che deve fare la NASA per riportarlo a casa.
Mi è parso un film un po’ vuoto, che al di là di tenerti incollato alla poltrona, non offra molto altro. Anche perché, partiti i titoli di coda, dalla poltrona ti scolli e cominci a chiederti: “Va bene, ma che mi volevi dire?” E la risposta non arriva. Anche a pensarci, a rigirarsi il film nella testa, sembra manchi il focus del film.
La cosa peggiore è che, nei film succitati, non bisogna essere chissà chi per tentare il tutto per tutto, ma bisogno solo fare leva sull’istinto primordiale e sulla forza della vita. In Sopravissuto – The Martian, invece, sembra che per sopravvivere devi essere un mezzo genio e devi essere la persona giusta per quella situazione estrema: se il personaggio di Matt Damon non avesse studiato e non fosse stato un esperto di quella determinata materia, sarebbe morto in un niente. Per dire, fosse stato un fisico teorico non avrebbe avuto scampo.
E questa considerazione, che prevale fin dall’inizio del film, affossa il film perché a un certo punto le coincidenze sono davvero troppe e dà l’idea che sia tutto costruito apposta per mandare avanti la storia, compreso il fatto che Matt Damon rimanga su Marte e non, chessò, nel deserto del Sahara. Se Scott, nel film, avesse puntato i riflettori su qualcos’altro che non la sola lotta per la sopravvivenza, il film avrebbe lasciato un segno, mentre così rimarrà un bel film che intrattiene per quelle 2 ore e 20, ma che non finirà mai nella videoteca di nessuno come un pezzo di storia del cinema, anzi.
In più, quei geni della localizzazione italiana, hanno pensato bene di dire come va a finire il film direttamente nel titolo, visto che Sopravvissuto è il participio passato di Sopravvivere. Capisco che Il Marziano o L’Uomo Di Marte siano titoli evocativi nel modo sbagliato, ma a sto punto era meglio pensarci un po’ di più. Io l’avrei intitolato The Martian Sopravviverà?! Mah, Chi Lo Sa… almeno la tensione sul: come andrà a finire? non ce la si brucia prima ancora di entrare in sala.
In ogni caso, riassumendo, Sopravvissuto – The Martian è un film da considerarsi di puro intrattenimento, niente di più e niente di meno, non cambia di una virgola quanto già visto, né la storia del cinema. Forse da Scott, nonostante gli ultimi film, mi aspettavo qualcosina in più ed è un peccato perché mi sa di grande occasione persa per dire qualcosa. Va bene la forza della vita, ma non basta.
Dopo il trailer metto un paio di spoiler per veri Nerd.
SPOILER PER VERI NERD
Ho trovato molto divertente l’inside joke sul Consiglio di Elrond con Sean Bean come protagonista che dice di aver capito perché hanno chiamato così quella riunione segreta.
Ho trovato ancora più divertente l’involontario inside joke su Sebstian Stan, il Soldato D’Inverno di Captain America – The Winter Soldier, che alla fine del film ha un figlio con Kate Mara, la Donna Invisibile dei Poco Fantastici 4. Ok, sono da ricoverare.
Tutti i film di cui ho parlato:
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Scritto da: MrChreddy
"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"
A me pare che tutti i film di Scott negli ultimi anni siano un po’ del tipo “quindi ? mo che famo? finisce cosi’?” .
Credo quindi che Scott sia arrivato al punto di dire “faccio quello che mi pare e piace”. Adesso e’ il momento della saga Prometheus e Blade Runner…facciamo quella…. domani voglio andare in Kazakistan , facciamo un film in Kazakistan.
Personalmente la regia piace e non c’e’ dubbio che lo si riconosca nei suoi film piu’ o meno in maniera evidente ma mi piacerebbe vedere qualcosa di piu’ oltre alle solite cose.
Trovo che Prometheus abbia quel qualcosa in piu’ solamente in termini di storia e profondità (sopratutto se si guarda a lungo termine anche se non e’ un capolavoro).
Più che altro credo che Scott abbia ancora la mano per dirigere bene, ma non più la testa purtroppo.
Fa quello che gli passano e credo abbia perso molta verve.
mmmmm credi che uno come lui faccia quello che gli passano? Ne sente il bisogno economico o fisico? io credo che faccia quello che va ma senza l’entusiasmo e la testa di una volta….mia opinione
Penso che “il sopravvissuto” non sia riferito al finale bensì alla premessa che Matt sopravvivesse in solitaria su Marte alla dipartita dei compagni dall’inizio del film.
Un film che letteralmente non serve a niente, non è brutto ma neanche vuole farsi rivedere al più presto dopo che lasci la sala cinematografica. Sul piccolo schermo avrebbe anche meno senso di esistere. Un film OK, niente di più. Se non avessi saputo che era di Scott sarebbe stato uguale, ormai il regista non si affida più a quei personaggi che lo aiutavano a realizzare i suoi “immaginari” più famosi, quindi tecnicamente è (ovviamente) perfetto, ma visivamente non ha nessun elemento riconoscibile da “auteur”.
A breve un mio articoletto suo doppiaggio di questo film, ahimè aveva delle pecche. Giusto un paio di note
Come promesso… https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/2015/10/06/abortiamo-o-lo-teniamo-ladattamento-italiano-di-sopravvissuto-the-martian/
bha..io credo che”sopravvissuto” dell’edizione italiana non sia riferito alla sopravvivenza su Marte ma all’evento che l’ha lasciato su Marte, quando tutti credevano fosse morto, ed invece era “sopravvissuto”
Bella recensione. Penso che il film lo vedrò, i film di fantascienza fatti da registi importanti come Scott m’interessano sempre molto, al di là del fatto che possano essere solo meri film d’intrattenimento e poco profondi. Lo potevano tranquillamente intolare “il marziano”, non capisco perché non debbano tradurre mai i titoli letteralmente, quando si può fare, perché li devono adattare sempre con una termine con un altro significato? Mistero.
Ero indeciso se andare a vederlo, mi hai messo molta voglia addosso e penso che ci andrò… così magari poi possiamo discutere del “che avrà voluto dire??” del film. :)
P.S. Non per fare il grammar nazi, ma “sopravvissuto” è il pariticipio passato di “sopravvivere”. Il passato prossimo si fa con l’ausiliare essere + appunto il participio passato.
ops, ho fatto casino col neretto…
Grazie spirito correttore del sito Nerd’s Revenge! :D
Prego ;)
Appena finito di vederlo. E non sono dispiaciuto, passate un paio d’ore bene, molto godibile.
Però come hai detto tu qualcosa manca quella drammaticità che rende la riuscita più epica.
!!! Attenti SPOILER !!!
Sembra sempre che sia troppo facile, appunto, sopravvivere. Mille problemi e tutti così come niente fosse si risolvono. Certo lui è addestrato, certe cose che aveva imparato gli hanno salvato la vita (toh che culo che sei un botanico e devi coltivare le patate), però manca quel momento di disperazione che credo a chiunque sarebbe venuto, specie stando soli per quasi 2 anni.
Ma magari il senso è proprio questo: nonostante la sfiga immane non demoralizzarsi e andare avanti, anzi fare il simpaticone :D
BTW credo lo rivedrò appena lo passeranno su Sky, ho il debole per qualsiasi film su Marte (da Mission to Mars a Fascisti su Marte).
Ps: ma solo io ho questa sensazione che l’intero film sia una mega campagna pubblicitaria della NASA? Sarà che negli ultimi anni non mi sembra che se la passino bene, tra tagli e tutto, ed ora serve qualcosa per farli tornare popolari (e magari strizzare un occhio alla Cina).
E poi la ESA non aveva un cavolo di vettore da prestargli? Boh :D
Nono, credo che la NASA sia proprio il product placement del film :D
Sì, l’eroico razzo cinese è messo proprio per vendere il film in Cina, ormai è prassi.
Non ho visto il film, ma i trailer mi avevano fatto la stessa impressione. Cioè+ alla fine: ma che mi frega? non c’è niente di epico, è la solita storia del tipo che sopravvive in un ambiente ostile. Quello che mi incuriosisce è che c’è stata la consulenza della NASA e il film è scientificamente corretto (a differenza di Prometheus, che era una cagata atomica), quindi andrò a vederlo. Purtroppo però le poche concessioni filmiche sono grosse come una casa… ad esempio su Marte, essendoci l’atmosfera rarefatta, le tempeste sono poco più che delle brezze in quanto a “forza”.
Ciao luigi. Sai che in realtà credo proprio che sia vero che su Marte ci sono anche tempeste violentissime, oltre a quelle molto leggere di cui parli. Mi sembra che opportunity abbia rilevato venti a 400km/h. Credo che sia dovuto allo scioglimento delle calotte al cambio di stagione
…all’evaporazione delle calotte polari intendevo. Mi correggo…così, tanto per fare il precisino dellamminkia fino im fondo :D
Ciao. Credo di non essere stato chiaro nel mio commento. E’ vero che su Marte ci sono tempeste di scala planetaria e con venti veloci, ma essendo l’atmosfera rarefatta, se tu ci fossi in mezzo non sentiresti una spinta potente. Prova ne è che opportunity ha rilevato 400 km/h senza fiatare (è ancora lì, no?). Il mio commento era in realtà stato fatto proprio dagli autori del film, quando gli chiesero se avevano rispettato il rigore scientifico oppure no. I venti esagerati erano una di queste “regole non rispettate”.
Ciao Luigi grazie per la spiegazione. Interessante pensare quanto possa essere leggera l’atmosfera di Marte tanto da annullare gli effetti di un vento così forte. Ci sta allora come espediente narrativo se no era dura iniziare il film con una scorengia di vento marziana
Ciao a tutti,
sono d’accordo su chi commenta a proposito del titolo, ovvero che si riferisce al fatto che all’inizio non è morto. Forse avrebbero dovuto intitolarlo: “Era sopravvissuto…” :D
Il libro è molto interessante: Andy Weir non ha proprio uno stile da nobel della letteratura, ma al di là delle pecche stilistiche ha scritto una storia coinvolgente nonostante sia permeata di spieghe chimico/ingegneristiche.
Al di la dellla fortuna di essere il botanico (fosse stato il geologo sarebbe finita diversamente), ciò che riesce a fare (creare l’acqua, trovare il modo di comunicare, raggiungere Ares4) non lo fa solo grazie alle sue conoscenze.
Certo essere istruiti ed intelligenti aiuta, ed è una dote indispensabile per essere astronauti, se no nello spazio ci andrebbe anche che so, Francesco Facchinetti, o Flavia Vento.
Sopravvivrere pero’ è una cosa che non ti insegna nessuno: o ti arrendi, o sei costretto a pensare che c’è per forza almeno una soluzione; e che se vuoi sopravvivere devi trovarla;
e se vuoi trovarla, ti devi ammazzare di inventiva…perché è molto più facile essere creativi davanti a matite colorate e abbondante colla vinilica, che nel dover fare un ‘art attack’ con le proprie idee.
Ad esempio (nel film non c’è) durante il viaggio finale con il rover viene raggiunto da una tempesta di sabbia con un fornte di decine di chilometri: non è violenta come all’inizio ma molto più subdola..una leggerissima polvere che aumenta in modo impercettibile ogni giorno, ma quanto basta per mettere fuori uso i pannelli solari e ammazzarlo.
La nasa non puo’ contattarlo, e leggendo pensi che è impossibie che riesca a trovare un modo di uscirne,..eppure ce la fa, non grazie a chimica o biologia, ma solo grazie a un’idea geniale.
Tanto di cappello allo scrittore che è riuscito ad inventare una storia complicata ma plausibile nei minimi dettagli e un personaggio a metà strada tra Leonardo da Vinci e Giovanni Muciaccia, e anche simpatico.
Un film fedele al libro sarebbe impossibile: sarebbe venuto fuori un pippone di 4 ore pieno di piegazioni noiosissime, quindi un po’ del significato andrà ‘perduto nel tempo come lacrime nella pioggia’ [cit.]
A me è piaciuto molto anche il film: anche se non avessi letto il libro probabilmente non mi sarei comunque aspettato di trovare per forza chissà quale chiave di lettura filosofica o un significato escatologico alla fine è un’avventura…
…la stessa cosa secondo me vale anche per i grandi classici dell’avventura, i racconti come Robinson Crusoe o l’Isola del Tesoro, ad esempio. Sono semplicemente delle bellissime storie.
Che dite?
Ma quanto cazzo hai scritto? :D
Il film è bello, però dura troppo. Potevano anche mettere qualche imprevisto in meno, tipo iron man alla fine dovevano risparmiarselo.
Ridley Scott una volta tanto ha scelto una storia decente.
Ahah…scusa! Non leggere che tanto ho scritto un sacco di cazzate. Nel libro la storia del buco nel guanto era solo una battuta.. ovviamente una stronzata del genere il vecchio scott non poteva non metterla…
In attesa di vederlo
(prima o poi)
mi concentro sulle bestie da cinema.
Sì, lo so che è un argomento trito&ritrito
però sto problema va risolto.
Cioè, dai, non se ne può più.
Le coppiette, perlamiseria, le coppiette…
i nostri padri avevano capito tutto e infatti una volta le coppiette andavano al cinema nei drive in, così,
chiusi in macchina,
non disturbavano il prossimo.
Ora invece lui si sente il dovere di fare un compendio di tutte le bestie da te descritte.
Deve fare il commentatore delle scene,
il battutaro,
il critico cinematografico,
il regista in erba,
il dispensatore di pop corn,
il lumacone.
E, per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte,
anche lei non scherza…
Quando sono andato a vedere The Wall, intorno a me c’erano 3 “fidanzatine”.
Una dormiva saporitamente sulla spalla del ragazzo
un’altra bisbigliava in continuazione all’orecchio del fidanzato
e la terza guardava con occhi fissi.
Quest’ultima aveva riscattato ai miei occhi le altre due,
finché…
a comfortably numb, al momento clou…
questa caccia fuori il cellulare e inizia a cazzeggiare assente su facebookuozzapsailcazzo…
no, vabbè… mi veniva da far le valige,
raccogliere i miei quattro stracci
ed espatriare su Marte
(e così ti rientro in topic di prepotenza)
Guarda, Satanasso, sinceramente, finché dormono e non rompono le palle, mi va anche bene.
Il problema è proprio quando cominciano a disturbare che divento isterico.
Sì, il problema andrebbe risolto con il mio nazi-cinema di cui avevo parlato una volta.
L’unica cosa che ho constatato è che davvero non c’è più rispetto per chi sta intorno, ognuno si comporta come fosse a casa sua sempre. E non parlo solo dei cinema.
Sulle bestie da cinema, nessuno batte la mia sfiga. La moda del momento è continuare a picchiare coi piedi sullo schienale del vicino. (io) Anche cinema con 1 metro e mezzo di distanza dalla fila successiva. Niente. Due ore a spingere dietro la (mia) schiena. Segue passare tutta la proiezione del film col cellulare acceso, e ovviamente fare ginnastica, alzandosi in continuazione a levarsi il giubbino, sistemarsi i capelli e arrivare durante le pause quando il film è già iniziato, tutto l’occorrente per far notare la tua figura davanti all’immagine che vorresti vedere.
Siamo due calamite per bestie da cinema :D
Semplicemente un film di pura ed esclusiva propaganda, a cui Scott si è venduto con tutte le braghe. Quando esci dalla sala, appunto ti dici da solo: e quindi?
… e quindi niente.
BAH. mi è piaciuto e non mi è piaciuto.. concordo con voi, stessa sensazione di ”e quindi?” finale, mi ha intrattenuto comunque e mi ha tenuto abbastanza col fiato sospeso. Particolarmente ho apprezzato le ripetute citazioni a happy days
Per dirla in mariera filosofica, la morale del film è che anche il cammino più lungo e difficile comincia sempre dal primo passo.
Semplicemente questo.
Comunque finalmente ho recuperato questo film e anche se il post è ormai vecchio, ci tenevo lo stesso a dire che per me è un grande film. Anche se non ci fosse una morale, anzi non capisco perché tu la cercassi così insistentemente, resterebbe comunque un grande film d’intrattenimento, magistralmente realizzato e diritto. Forse avrei sforbiciato qualche scena, perché mancavano gli alieni a rompergli le scatole per completare la serie infinita di problemi capitati a Matt Damon, ma va bene lo stesso così.
P.S. SPOILER.
La morale viene fuori quando Damon insegna agli studenti alla fine del film, quando gli dice che devono andare avanti risolvendo un problema alla volta fino al raggiungimento dell’obiettivo.