Per me è davvero raro, ultimamente, uscire dal cinema con il rammarico di non essere più negli anni ’80, quando pagavi un biglietto e potevi vedere un film due volte di fila rimanendo in sala.
Certo, negli anni ’80 vedersi lo stesso film due volte di seguito era la norma, oggi invece è l’eccezione.
A pensarci bene, negli ultimi anni, sono stati pochissimi i casi in cui mi sarei fermato in sala per rivedere subito un film. Mi ricordo che mi è capitato con Mad Max: Fury Road, che son tornato a rivedere al cinema dopo due giorni; mi è successo con il primo Avengers e con… boh, non me ne vengono in mente altri.
Ora è successo di nuovo con Inside Out, il nuovo film della Pixar che, a vedere il trailer e a conoscere l’argomento, non mi ispirava per niente.
La cosa veramente strana è che, pur adorando la Pixar, gli ultimi film mi avevano talmente deluso che non credevo di poter vedere un film all’altezza dei loro vecchi.
Siamo sinceri, Cars 2 era un film insopportabile, fatto solo ed esclusivamente per aggiungere macchinine da vendere ai bambini, visto che il primo Cars aveva incassato molto di più con il merchandise che non con il film al cinema.
Poi c’era stato Ribelle – The Brave che a me aveva fatto abbastanza schifo, ma che altri avevano apprezzato. Probabilmente non ero io in target, non essendo una ragazzina di sedici anni che litiga con sua madre. Sedici anni non li ho da un pezzo.
Infine Monster University che, come dicevo in quel post, segnava un lento risveglio della Pixar ed è un film che, in larga parte, è salvato da una genuina comicità. Tolta quella, non è un granché.
Ma dov’era finita la Pixar di un tempo, che riusciva a fare film leggibili su più piani, capaci di incantare i bambini e toccare gli adulti? Forse nel gorgo economico dell’Industria Disney che pretende sequel, franchise e merchandise per incassare un sacco di soldi a ogni film che esce.
Quindi era più che lecito pensare che Inside Out continuasse su quel binario monetario e offrisse personaggi commerciabili, lacrimucce facili e un film leggero leggero che se soffi sullo schermo sparisce.
Invece no, Inside Out dimostra che la Pixar ci sa ancora fare ed è, non due spanne, ma un chilometro sopra la Dreamworks e compagnia bella.
Badate bene che non uso spesso queste parole, Inside Out è un film da vedere assolutamente, un capolavoro, un film meraviglioso, una perla rara che ti fa dispiacere di veder partire i titoli di coda e non ti fa venire voglia di uscire dal cinema.
Inside Out ha più livelli di lettura, colpisce i bambini con i colori e la classica avventura piena di personaggi e situazioni bizzarre, ma arriva potente come un pugno nello stomaco ai ragazzi, agli adulti e ai genitori. Colpisce a 360 gradi in modo potente e senza scampo.
Fa riflettere su di noi e sui figli. Ci fa capire cosa succede con le nostre emozioni e quanto dobbiamo essere grati di provare, senza vergognarci, Paura, Disgusto, Rabbia, Tristezza oltre alla Gioia. Rappresenta in modo facile cosa succede in quel difficile periodo di trasformazione da bambini ad adolescenti problematici.
Inside Out è un trattato di psicoanalisi che avrebbe fatto venire un’erezione persino a Freud e, se riuscissimo a introiettare le cose che vediamo nel film, ci potrebbe far risparmiare un sacco di soldi di analista.
È palese che Pete Docter, il regista che è stato coadiuvato da Ronaldo Del Carmen, ha vissuto sulla sua pelle, probabilmente con sua figlia, quello che ha portato sullo schermo.
Inside Out commuove e fa pensare, la Pixar è tornata grande e mi ha fatto venire una voglia assurda di vedere il nuovo Il Viaggio Di Arlo, anche se mi ispira come un calcio sui denti, a partire dalla caratterizzazione grafica sui generis dei personaggi.
Non spendo parole sulla resa grafica di Inside Out perché sarebbe come dire che Michelangelo ha disegnato bene sulla Cappella Sistina. Invece vorrei parlare del corto che precede Inside Out: Lava.
Lavati di mezzo e facci vedere Inside Out
Come da tradizione, ogni film Pixar Inside Out ha un corto che lo precede. Tradizione che ora hanno copiato tutti, ma vabbè, è solo un riconoscimento del genio.
Lava è un cortometraggio che oserei definire terribile. Il peggior corto che la Pixar ha sfornato fino a ora. Persino peggio de L’Ombrello Blu che non ricordo nemmeno prima di che film fosse.
Ora mi accuserete di essere poco romantico, dal cuore di pietra e di non capire la poesia insita in Lava.
Possibile che la poesia me l’abbiano fatta passare i 40 minuti abbondanti di pubblicità dell’UCI prima del film, che per 10 euro e 20 di biglietto secondo me sono pure pochi, io farei 4 ore di pubblicità e poi il film per quel prezzo. Dicevo, è possibile che il romanticismo io l’abbia perso per strada, ma Lava l’ho trovato insopportabile, letteralmente.
A partire dalla canzone, suonata con l’Ukulele sulle tonalità della Nota Marrone, e cantata dalla fastidiosa voce di tale Giovanni Caccamo, probabilmente discendente del Caccamo di Mai Dire Gol. Probabilmente in lingua originale è una perla di rara bellezza quella canzone, ma in italiano riesce a toccare i nervi come nemmeno una suocera incarognita strafatta di crack.
Certo, visivamente e graficamente Lava è stupendo, non si riesce a capire se sono immagini in CGI o riprese dal vivo, ma per il resto: storia, canzone, idea e messa in scena, è un corto aberrante, inutile, poco ispirato e che fa venire voglia di entrare in sala dopo i suoi 7 minuti di durata. Se siete all’UCI calcolate i 40 minuti di pubblicità e entrate 47 minuti dopo l’orario di inizio indicato.
Fate conto che, grazie a Lava, quando è iniziato Inside Out avevo voglia di scappare dal cinema e darmi fuoco nel parcheggio… eppure, Inside Out mi ha rimesso in pace col mondo… e con me stesso.
Devo tornare a vederlo! Devo!
Post correlati:
Pixar, la storia di come ha rivoluzionato l’animazione
“Ribelle – The Brave” quando la Pixar non sembra più lei
Monster University, il lento risveglio della Pixar
Tutti i film di cui ho parlato:
More from my site
Scritto da: MrChreddy
"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"
Ma porca pupazza.. adesso che mi ero disintossicato dai cartoni pixar (la penso ampiamente come te) letto il tuo scritto ho prenotato subito il cinema per mercoledì..
va che vado in fiducia!!
piuttosto, vedo da Fb che vai alla grande! sono contento per te! e ti invidio pure.. se diventato un figurino (no no nessuna latenza omo…) complimento gratuito..
ah sappi, so che sei straimpegnato, ma non vado più al cinema se non c’è il bollino “mrchreddy approved” ergo sappi che l’economia cinematografica è nelle tue mani! :D
Uhm uhm, mi sa proprio che dovrò riuscire ad andare a vederlo insomma! Farò leggere la recensione alla mia compagna, solitamente restia ad accompagnarmi a vedere i “cartoni” (non ha voluto portarmi a vedere i minions, buaaaah! ;-) ). L’altra settimana mi sono visto, a proposito dei film che citi come “voler vedere due volte”, mad max. Spettacolare, anche se, parere personale, avrebbe dovuto chiamarsi “mad furiosa”, ho trovato molto più accattivante il personaggio interpretato dalla splendida Charlize rispetto al cattivo Max, che sembrava quasi una spalla.
Ne stanno parlando tutti un gran bene…
Mumble mumble
Quasi quasi ci faccio un salto.
Così, a naso, mi ricorda quel film in cui tutto succedeva nell’organismo di Bill Murray che si stava ammalando e dove il protagonista era una specie di aspirina.
Osmosis Jones! Grande film!
Ossequi messere! ^_^
Saluti a te, Ninja carissimo
Dopo questa entusiastica recensione non resta andarlo a vedere assolutamente,anche perchè è da i tempi di “alla ricerca di Nemo”che non ne vedo uno.
Visto.
Allora, premesso che in sala c’era gente di qualsiasi età
tranne che bambini,
ma, in effetti, devo concordare che è un gran film d’animazione.
Come al solito mi astengo dal parlare di capolavoro
(anche perché il soggetto è una versione raffinata di Osmosis Jones)
però credo che sarà una pietra miliare nella storia dell’animazione, incarnando perfettamente la “new generation” dei cartoni animati
che,
per l’appunto,
ormai intrattengono più gli adulti dei règazzini.
Non sono d’accordo sulla “new generation” dei cartoni animati.
La Pixar è dal ’95 che fa cartoni più per gli adulti che per i bambini.
Tutte le altre produzioni cercano di fare qualcosa del genere, ma puntano più al soldo e spesso ne escono film raso terra, altezza bambino senza troppe chiavi di lettura.
Non c’è niente di male, ma mi viene difficile raccogliere tutti gli ultimi cartoni in un unico fascio.
C’è qualcuno che si eleva, la maggior parte no.
Ma infatti è da allora che parte la new generation.
Considera che
(e questa non è una considerazione mia)
il cinema detto della “new hollywood” parte con 3 film
il laureato
easy rider
Gangster story
quindi non proprio film di ieri.
Per i cartoni c’è stato anche un passaggio del genere,
perché prima i cartoni erano indirizzati esclusivamente ad un pubblico giovane
poi, da Toy Story (o da Shrek, non ricordo) l’animazione ha subito questa metamorfosi, avendo in sé riferimenti che,
molto spesso,
non possono essere capiti dai bambini
ma dagli adulti.
Un esempio? In Monster e Co. c’è una scena che richiama il film
Uomini Veri
che difficilmente può essere nella personale videoteca di un ragazzino.
Domani approfitto del cinema a 3 euro e vado a vederlo. Esclusivamente perché ne hai parlato tu così bene. Ormai mi fido di pochi recensori