Vi avevo raccontato che, a ottobre, ero andato a Lucca Comics & Games perché il mio amico Fabrizio, Ultimate Jar Jar Binks qui sul blog, finalmente era approdato alla manifestazione come autore.
Per me è stata una soddisfazione vederlo dietro il banco a disegnare le dediche sul libro e soprattutto sono contento che finalmente è riuscito a fare il primo passo nel mondo del fumetto d’autore dopo un sacco di sacrifici.
Ora ho letto il romanzo a fumetti: Uno In Diviso.
Uno In Diviso è una graphic novel, anche se il termine è riduttivo mi sembra il più adatto, edita da Tunué. I testi sono di Adriano Barone e i disegni di Fabrizio Dori.
Uno In Diviso è una trasposizione a fumetti dell’omonimo libro di Alcìde Pierantozzi, caso letterario del 2006, e non è per niente una graphic novel facile, tutt’altro. Mi ha ricordato molto come stile e come atmosfere La Trilogia Della Città Di K di Ágota Kristóf.
È un racconto che parla di due gemelli siamesi, Taiwo e Kehinde, attaccati all’altezza del bacino, in una grottesca Y umana. I due fratelli hanno carattere e pensieri completamente diversi, opposti tra di loro, ma sono costretti a vivere in simbiosi, quello che decide uno deve farlo anche l’altro. È un viaggio nel terrore della divisione tra il buono e il cattivo di noi, che non lesina di dire la propria su argomenti come la Chiesa, l’aborto, l’omicidio, la morte, la paura e le conseguenze dello sfruttamento fisico, intellettuale e morale.
Non è un romanzo a fumetti facile da leggere o facilmente digeribile ed è lontano, molto lontano, sia dai vari Bonelli che dai supereroi. Non è per tutti i palati né per tutti gli stomaci.
Io ho dovuto aspettare di metabolizzarlo prima di scriverne perché non è per niente facile e mi ha preso a livello emotivo.
Adriano e Fabrizio sono riusciti a raccontare cose forti e terribili con delicatezza, muovendosi su quella sottile linea invisibile che separa la realtà dalla surrealtà.
I testi sono leggeri, chiari nella filosofia, eppure potenti nell’esprimere la profondità che aveva il testo originale di Pierantozzi.
I disegni a prima vista possono sembrare cupi e dark, ma rendono benissimo la visione assolutamente soggettiva e distorta che i due fratelli hanno del mondo.
Sono la cosa che ho preferito, anche in questo caso i disegni sono lontani anni luce dai classici fumetti. Hanno un’atmosfera incredibile, spaziano dal realismo a una rappresentazione onirica della realtà con delicatezza e senza soluzione di continuità, sposandosi alla perfezione con i testi e la crudezza della storia.
Uno In Diviso è un viaggio in un universo parallelo al nostro, non troppo distante, ma filtrato dalla visione dei nostri istinti più basici.
Mi è piaciuto molto leggerlo e Barone e Dori hanno fatto un ottimo lavoro per alleggerire, pur mantenendo la loro forza sconvolgente, le parti più disturbanti del romanzo originale.
Uno In Diviso è un pugno, poi una carezza, poi un altro pugno.
Se volete, potete vedere un anteprima delle prime 15 tavole.
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Scritto da: MrChreddy
"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"
Onestamente sembra interessante, ma se non è proprio “nelle mie corde” normalmente, in questo periodo in particolare lo è ancora meno, quindi non penso che lo leggerò… non a breve almeno! Però devo dire che mi ha interessato veramente grazie a questa bella recensione.
Bravo MrC. ^^
P.S. Tu consigli anche la lettura del libro da cui è tratto o basta anche solo la lettura della “graphic novel”?
Ciao Anadol, infatti, come dico, non è proprio per tutti. Poi se non sei in “periodo” potrebbe essere un po’ pesante, quindi non preoccuparti ;)
Il libro non l’ho letto, però dicono sia veramente bello :D
Anch’io sono molto distante
da questa tipologia di fumetti.
Ma i disegni sono veramente belli
e io che non riesco a disegnare manco la grata
per giocare a tris
non posso che ammirare delle tavole del genere.
Perciò, visto che Jar Jar mi pare legga questo blog,
ne approfitto per fargli i complimenti.
Ora però vado un po’ OT,
sennò non c’è gusto:
Mister,
non so quale forza misteriosa mi spinge
a continuare a leggere Dylan Dog.
Non è manco più un discorso di qualità delle storie,
che di quelle brutte ce ne sono state, in passato,
ma non era un problema,
il problema è lo snaturamento del personaggio,
dello stile(ma) proprio del fumetto.
Non so che stanno combinando.
Un tempo, in un albo di Dylan Dog
ti citavano Lovecraft…
…nell’ultimo hanno citato Harry Potter.
Devo aggiungere altro?
Messere, sì lo legge :)
Per Dylan Dog lo so, stanno tentando di “svecchiarlo”, ma lo stanno rendendo un po’ per bimbiminkia con citazioni “colte pop” recenti, che i ggiovani non conoscono Lovercraft, ma Harry Potter, il Dottor Who e quella puttanata di Buffy L’Ammazzavampirla sì.
Insomma, una manovra un po’ superficiale e un tanto al chilo, così ero capace pure io di ammodernare Dylan Dog.
Dottor chi????
(ma quanto sono simpatico)
Tantissimissimissimissimissimissimo. E originale anche. :)
Sembra molto d’impatto sia per disegni che storia ma per me forse è troppo forte soprattutto in questo periodo…però veramente complimentoni a Jar-jar-binks!!!!
Grazie per l’apprezzamento ! :)
Permettimi una critica JAR JAR … che tengo a precisare, è proprio nell’ottica di evidenziare quale sia il mio approccio (che potrebbe essere uguale a quello di altri come me) nei confronti di quest’arte. Magari anche perché tu acquisisca tutti i tasselli delle critiche che ti vengono mosse. “Critica” ha un brutto sapore negativo ma non è così che la voglio intendere.
Quello che mi ha colto in queste tavole è una sensazione vaga non tanto precisa ma che comunque è selettiva.
“Sfogliando” il tuo lavoro la mia sensazione è di assistere più a una galleria pittorica, dove ogni “quadro” è come fosse auto-concludente. Per farti capire perché mi è difficile spiegarlo, la metto così:
– se le tue tavole fossero delle espressioni pittoriche, mi coinvolgerebbero emotivamente portandomi in una dimensione simbolica dove, io fruitore di espressione artistica altrui, rimarrei positivamente stordito; quindi mi farei dei TRIP mooooolto interessanti;
– in una Graphic Novel (parlo da comune mortale, non sono ferrato) queste tavole mi mettono come a disagio, cioè non riesco a sentire quel condizionamento che volgio ricercare, per connettere i mondi lì rappresentati di tavola in tavola, che sembra vivano più di vita propria.
Purtroppo so benissimo che le riserve da farsi sono importanti, innanzitutto dovrei avere sottomano la versione fisica per poter dare un giudizio vivificato dall’esperienza diretta.
Questo è ciò che sento di dire.
Comunque in bocca al lupo e complimenti per il tuo progetto che di là di tutto, si vede che è mosso da grandi capacità.
Anche io disegno, ma faccio ritratti in bianco e nero … quindi è un altro pianeta, e magari avessi il dono di avvicinarmi ai fumetti.
No, davvero,
senza voler nè polemizzare, nè flammare
ma ho difficoltà a capire come tu abbia fatto
a capire tutto ciò
vedendo quindici-dicansi-quindici
tavole in croce, peraltro fuori contesto.
Una critica, per essere costruttiva,
deve avere un fondamento
altrimenti, perdonami, diventa
un esercizio ozioso
oltre che un tentativo di trasformare
lo schermo del pc
in uno specchio.
Siamo sempre lì, per poter giudicare qualcosa
bisogna conoscerlo,
non si può dare un giudizio tecnico
su qualcosa che si è visto di striscio
affidandosi esclusivamente
a frasi ampollose e atteggiamenti
da controrelatore di tesi.
Tanto più che qui, se non ho capito male,
stiamo parlando di un disegnatore,
Jar Jar, per l’appunto,
che si sta facendo strada in un mondo che,
a naso,
non mi pare affatto facile.
Perciò muovergli delle “critiche”
con la scusa di voler dire la propria
diventa anche un po’ ingeneroso.
Il tutto in amicizia, Treddy,
s’intende,
senza voler vestire nè i panni del censore
nè voler minimamente sminuire
il sacrosanto diritto di critica
tuo o di chiunque altro.
Non hai letto bene Satanasso. Mi spiace tu abbia l’abbia interpretato come “l’indorare una pillola” ma non è affatto così.
Ho parlato proprio di sensazioni a pelle delle tavole, mica è una recensione sul lavoro. Se l’ho scritto chiaro a fine commento che vi sono riserve importanti da farsi? … non ti capisco mica.
Ho parlato di queste tavole proprio così come tu un giorno passi un edicola, prendi un fumetto, gli dai un occhiata e dal tratto, dai colori, dall’impostazioni, trai quelle sensazioni che ti dicono se tu affascina o meno e in che modo. Tutto qui.
Ho riconosciuto senza riserve le capacità. Invece credo che parlare delle sensazioni che colpiscono quelle tavole, possa essere messo nel database di un autore, se gli interessano le critiche; per questo ho parlato di un “puzzle”: ho messo il mio tassello e anche chiaramente indirizzato ad un fattore emotivo.
Come detto, io percepisco quelle tavole come fortemente pittoriche e ognuna la vedo vivere di vita propria. Se all’autore interessa cogliere questa critica, allora ci ragionerà sopra, se non gli interessa … comunque io non vedo motivi per cui non potessi scrivere quello che mi hanno ispirato a dire.
Tu hai tutto il diritto di criticare quello che ti pare
fin qui ci siamo.
Il problema è l’opportunità di farlo.
A monte di tutto c’è sempre lo stesso discorso:
tu non hai letto quel fumetto.
Hai cliccato su quattro tavole,
senza conoscere bene manco la storia
e hai deciso, sulla base di non si sa bene cosa,
che vivono di vita propria e non s’incastrano
nella sceneggiatura di una storia che…
…non conosci
(perché non l’hai letta).
Non solo:
Jar Jar dovrebbe mettere nel proprio database
una critica che proviene da cosa?
Da un’occhiata e due clic sul mouse.
No, perché a sto punto possiamo anche cominciare
a criticare
i libri dalla copertina
i film dai trailer
le canzoni da come vengono fischiettate
dal tizio seduto vicino a noi in autobus
e così via.
Che, per carità, è quello che facciamo tutti
per evitare di comprare cose che
non ci interessano.
Ma di qui ad avere la pretesa
che l’autore debba anche prendere in considerazione
una critica fondata sul nulla
boh, dire proprio che,
ad essere buoni
sarebbe per lui fuorviante.
Questo sempre dando per scontato che la mia critica abbia valutato la totalità dell’opera, ma io non l’ho fatto, Satanasso.
Vediamo se riusciamo a capirci. Sganciati un momento dal lavoro di Jar Jar. Un esempio che non ha affatto analogie con “Uno In DIviso”.
Facciamo finta che tu sappia disegnare e siccome sei un mio amico, mi porti la prima ventina di tavole delle 1000 che hai concluso e, quella volta, direttamente mi chiedi:
– che mi dici Treddy?
Allora io le osservo e ti dico:
– beh, Satanasso, trovo i tratti a volte infantili, i colori troppo poco incisivi, bellissimo e originale il taglio dei quadri, ma come dicevo quei tratti, mi sanno di elementare e non mi danno l’emozione indi il fascino per sentirmi incuriosito abbastanza.
A mio avviso questa è una critica onesta e consapevolmente parziale, tale da darti delle indicazioni su come potrebbe reagire un determinato campione di pubblico. Se poi aggiungi che ho detto che riserve importanti le ho ammesse, e ti sei scordato nuovamente di valutare, il cerchio sulla mio intervento si dovrebbe chiudere.
Sul principio dei Trailer, primo, non è un’analogia precisa sulla critica che ho fatto, come sopra ti ho spiegato e secondo, visto che la proponi allora la risolvo dicendoti che:
– certo da un Trailer non posso fare quanto tu spieghi, ma posso tranquillamente individuare se si tratta di un cinepanettone demenziale e se l’impostazione del film è smaccatamente puerile (vedi i Trailer postati da Chreddy che scimmiottano i film di grido, ricordi l’articolo?).
Sia chiaro, questo minimamente a sostenere che l’opera di Jar Jar sia un cinepanettone o roba simile, sia mai; è per risolvere il tuo esempio sui Trailer.
non sono certo di aver capito al 100% il rilievo DDD…comunque no problem ci mancherebbe, le sensazioni sono qualcosa di personale,ognuno ha le sue e son tutte legittime :)
Passando dal versante delle sensazioni a quello puramente tecnico che è maggiormente interessante ( su questioni tecniche e concrete si può’ sempre discutere mentre le sensazioni sono un po’ come i gusti…insindacabili) credo che la tua impressione, se l’ho interpretata correttamente, possa derivare ,banalmente, dalla natura delle prime 15 pagine. Mi spiego: nelle prime 15 pagine la scrittura non prevede una sequenza con una unita’ di azione,spazio e tempo, per intenderci…non abbiamo una lunga scena dove, per dire, seguiamo con lo sguardo una persona che entra in un edificio e fa delle cose. Le prime 15 tavole sono un “collage” di momenti ,ricordi,riflessioni…sequenze molto brevi quindi …e di conseguenza spazi,tempi,azioni differenti. Probabilmente la tua sensazione di frammentarietà nasce da questo.
Ovviamente la storia non è tutta così’, il bello di un graphic novel è proprio la sua duttilità’, la possibilità’ di avere “andamenti” e registri linguistici differenti nel corso della narrazione…un po’ come accade in una sinfonia si hanno momenti “diversi”. Questo libro in particolare ha al suo interno momenti molto differenti fra loro, ci sono lunghe sequenze dal sapore più’ cinematografico, momenti “classici” e momenti di forte sperimentazione…e il “divertimento” sta proprio in questo :D
Grazie per la risposta :)
Parlo di sensazioni proprio in ragione di essere relative e banali se lo preferisci, ci sta per l’amor di Dio; dicono a mio avviso una delle cose più belle per un autore; cioè io ti parlo di quello che tu mi trasmetti. Quello che mi hai detto in queste tavole è importante, non esaustivo (l’ho sottolineato e con riserve) … ma tu mi hai trasmesso qualcosa e questo qualcosa adesso è in me, e ne ho parlato volentieri.
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