A Milano sta piovendo ininterrottamente dalla settimana scorsa.
Nel week end uggioso in cui mi sono sparato un po’ di film, tra cui il più scaricato e meno capito del momento: La Grande Bellezza, che se volete ne parliamo, basta chiederlo nei commenti… il che non significa che dovete parlarne nei commenti, capito Satanasso?
Domenica invece sono andato a vedermi The Counselor – Il Procuratore, di cui parlo oggi.
La prima sorpresa del film è che la sala era gremita di persone anziane. Evidentemente il primo pomeriggio e il titolo da telenovela brasiliana hanno giocato la loro parte.
Finito il film i vecchi si sono alzati borbottando che era veramente un film di merda. Un gruppo seduto davanti a me se l’è presa con la sciura che aveva scelto il film: “Eh, magari la prossima volta leggi la trama!“, “Nono, la prossima volta non viene, sta a cà a fà la pulenta!“, fa eco un altro; “Adesso per punizione torna a piedi…” mentre salgono sul pulmino che li riporta a Villa Arzilla.
Non sono proprio per dar torto agli anziani delusi, ma per altre ragioni.
The Counselor – Il Procuratore è un film scritto da Cormac McCarthy, arzillo ottantunenne autore del libro da cui è stato tratto Non È Un Paese Per Vecchi, e diretto da Ridley Scott, che di anni ne ha 77 e il suo ultimo film non mi era piaciuto per niente.
McCarthy e Scott mettono in scena un film che sembra parlare di droga, cartelli messicani, grossi spacciatori, gente perduta e tutto il resto, ma che in realtà parla di sfiga nera e dell’impossibilità di spiegare che le coincidenze esistono. E lo fanno con il tipico stile dei vecchi: prendendosi tutto il tempo che vogliono con lunghe digressioni, infarcendo il film con un sacco di discorsi filosofici da asporto e frasi fatte tanto fighe quanto futili.
La storia è abbastanza semplice e lineare, anche interessante, ma il vero problema è che il film dura mezz’ora di troppo e non c’è alcuna identificazione con nessuno dei personaggi.
Sono simpatici e tutto quanto, ma non coinvolgono, sono distanti, decontestualizzati e impegnati in vicende non molto chiare che, fondamentalmente, non fregano a nessuno, forse perché anche le motivazioni non sono per niente approfondite e spesso contradditorie con quello che si vede.
Michael Fassbender, ad esempio, non ha nemmeno il nome, viene chiamato Avvocato, Consuelo Counselor, da tutti per tutto il film.
Ha questa storia d’amore patinata, sdolcinata oltre ogni limite di credibilità anche per una telenovela brasiliana, con la faccia da sorcio Penélope Cruz.
Lei, a sua volta, appare e scompare nel film alla bisogna e non ci fa innamorare.
Javier Bardem, anche se nei film tratti da McCarthy deve pettinarsi in modo strano per contratto, è sostanzialmente il migliore, sia come interpretazione che come personaggio. Peccato non sia il protagonista e che non approfondisca niente di se stesso, cosa faccia, chi sia, come si pone nell’economia mondiale globale dei figli di puttana.
È lì, come un McGuffin qualsiasi, a raccontare aneddoti divertenti e agghiaccianti su sesso e morte, sta a voi stabilire quali siano agghiaccianti e quali divertenti, ma sostanzialmente rimane un McGuffin.
Brad Pitt ha una parte piccolina, appare un paio di volte, pontifica e sparisce. Per fortuna ha abbandonato la sbessola, il mento in fuori, che aveva adottato da Bastardi Senza Gloria in poi.
Lui ha una delle due scene che rimarranno di questo film. Forse. Cioè a me è piaciuta, ma magari è solo perché è una delle poche che mi ha dato un brivido, ma i vecchi in sala non hanno apprezzato, si sono lamentati un sacco.
Cameron Diaz dimostra un paio di cose: che si può fare una grande parte pur non sapendo recitare, cioè se non sai recitare sei più credibile, e che ormai fisicamente ha circa 350 anni.
Il suo personaggio invece dimostra che per compensare alla natura morta della faccia dell’attore, per sopperire alle mancanze di un agglomerato di botox, deve essere tappezzato di tatuaggi, denti d’oro e gioielli pacchiani, così il pubblico capisce che l’inespressività è dovuta al fatto che è cazzuto, non che è interpretato male.
C’è da dire che Ridley Scott dirige The Counselor con il suo solito stile asciutto, cinico e realistico che però fa a pugni con il kitsch delle immagini, a volte esagerato e a tratti scostante.
Certo è una cosa voluta, una metafora, però visivamente sta male, da una parte l’estremo realismo e dall’altra la patinatura colorata dà un po’ l’idea di stare vedendo un film che manca di coerenza visiva.
So già che state pensando che spesso mi lamento degli spiegoni nei film e ora mi sto lamentando della loro assenza.
Il fatto è che mi lamento degli spiegoni inutili, quelli eccessivi che intervengono per andare incontro al pubblico bovino, ma ci sono cose che a volte servono, tipo contestualizzare i personaggi, o far capire che cosa fanno, dare dei punti di riferimento, dare delle motivazioni, magari far capire anche quanto tempo passa, o perché uno fa una cosa troppo stupida anche solo per essere pensata.
Va bene impostare il film come uno spaccato sulla vita criminale, ma andrebbero date delle coordinate per poter far affrontare questo pezzo di malavita anche per chi, come me e gli anziani al cinema, non sono proprio dei dipendenti del cartello messicano.
Più che la delusione c’è il rimpianto di aver visto un bel film mancato, se solo McCarthy fosse stato un po’ più concreto senza perdersi in filippiche e Scott fosse stato Tony e non Ridley.
Tra l’altro l’omaggio a Tony Scott poteva farlo meglio, che mi sa che l’ho colto solo io. Si è proprio sprecato.
Peccato, un film di cui rimarrà solo la scena della spaccata sul parabrezza, anche qui gli anziani non hanno gradito granché.
Tutti i film di cui ho parlato:
More from my site
Scritto da: MrChreddy
"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"
Secondo me la parte migliore del film sono stati i vecchi di Villa Arzilla!
Perché non hai visto la spaccata sul parabrezza… XD
Scherzi a parte, finito il film ridevo come un pirla con ‘sti vecchietti :P
Ooooh, bella lì Mister.
Tu mi leggi nel pensiero:
mi chiedevo proprio,
ma il Mister quando ci parlerà della Grande Bellezza?
Io degli Oscar mi fido poco,
però quando lo vidi al cinema
(e al tempo non si parlava nè di Oscar nè di premi,
anzi, dal trailer pareva una tamarrata senza precedenti)
fidandomi di Sorrentino,
che era pur sempre quello che aveva fatto Il Divo
m’era piaciuto un sacco,
con punte assolute come il dialogo in cui smonta
l’impegno sociale della sua amica
o la scena del funerale.
Sì, dai, parliamone.
Per me è sì (cit. da due soldi).
Ora vado un attimo OT,
The Counselor non ho ancora capito
se m’attrae o no come film.
Ok, magari domani ne parlo de La Grande Bellezza… anche se le cose da dire sono davvero 2.
Questo se ti capita guardalo, magari ti piace. Ecco non so se consigliarti il cinema o al poltrona di casa.
Beh,
io ce ne vedo più di due.
E’ uno dei rari film degli ultimi anni
in cui ci saranno forse una migliaiata di sottotesti
e altrettante citazioni illustri.
Mi era piaciuto già quando lo vidi la prima volta,
poi ho visto che alla critica italiana non era piaciuto
e ne sono stato sicuro.
Ce ne fossero, Mister, ce ne fossero.
Bella critica, accurata e circostanzia, anche se uno come me non ha visto il film, riesce a cogliere le contraddizioni enunciate – in ragione dell’argomentazione che metti in antitesi a dimostrare come altrimenti avrebbe potuto funzionare. Bravo Chreddy, il mio plauso.
Mi viene in mente che sarebbe ora di aprire un’agendina e cominciare a depennare quegli autori che, a mio giudizio, sono entrati nella fase del degrado artistico. Spielberg? depennato. Scott? depennato. Vediamo se sarà da mandare a fanculo anche Scorsese che, come per Satanasso, degli oscar (e ultimamente anche dei Golden Globe) non mi interesso più.
Per questo film:
– a me sinceramente questa storia delle caratterizzazioni che stravolgono gli attori in primis con le pettinature, mi sono leggermente cagato il cazzo. Anche mister Barden l’ho salvando per il rotto della cuffia, non avesse fatto Mare Dentro, non avrei tutta questa pazienza. A mio avviso è schifosamente sopravvalutato. Bravo certo. Ma sopravvalutato. A confronto Di Caprio è un Dio dell’olimpo. Insomma ci può stare qualcosa in mezzo tra un deficiente come Matt Damon e un grande come Di Caprio, no?
Anche quest’autore di libri, ha stancato. Non era suo THE ROAD …? .. un’altra supercazzola ben congegnata, ma per l’amor di Dio.
Una curiosità morbosa che ho l’ormone che mi assale, ma qual’è questa scena della spaccata? .. chi la fa?
Scusate gli errori grammaticali, ho scritto di getto.
Scusa Treddy,
ma tu hai mai letto niente di McCarthy?
In caso contrario:
mi spieghi come fai a giudicare l’autore di un libro
basandoti su un rifacimento cinematografico
che, tra l’altro, non hai manco visto?
McCarthy
scrive libri
per giudicare la sua opera
bisogna leggerla,
non vederne il relativo film.
The Road a me è piaciuto, pur con le sue lungaggini.
Piuttosto Non E’ Un Paese Per Vecchi mi sembra una supercazzola insopportabile.
Però parlo dei film, che i libri non li ho letti, quindi McCarthy non lo giudico come scrittore, se non di questo film.
Per la tua curiosità… non te lo dico, ma ti dico che guardando quella scena gli ormoni se ne vanno a fare un bel giro. XD
Mi sono spiegato male. Chiedo scusa. Hai fatto bene a segnalare la contraddizione.
Mi stavo riferendo ai Film che ritengo supercazzole, come THE ROAD che ho visto. Quando dico che ha stancato l’autore volevo riferirmi a vederlo spesso in mezzo a queste produzioni cinematografiche riprese dai suoi libri.
Comunque, detto questo, ho letto anche il libro, almeno c’ho provato, sono arrivato a metà e poi ho mollato, non lo reggo.
Ma perché La Strada
sarebbe una supercazzola?
Per supercazzola, magari è cosa buona trovare un comune denominatore per le accezioni, intendo che un film mi porta in giro in maniera apparentemente intrigante, per poi farmi arrivare a un impoverimento improvviso di quanto prima si era preannunciato …
… tenendo presente che dire “supercazzola” per un film in realtà non è mai perfettamente applicabile, allora si va per approssimazione …
… ed ecco che un film come The Road mi porta con lui dandomi una serie di indizi tragici che a loro volta alludono a dei precedenti misteriosi ancora più interessanti, per poi arrivare alla fine lasciandomi nel vuoto di quello che se anche è veramente ben confezionato, posso considerare un inganno si sopraffino ma sempre un inganno bell’e buono.
Magari non ci intendiamo sul termine “supercazzola” eh … comunque sì, anche “Non è un paese per vecchi” mi dà la stessa sensazione, soltanto che ho trovato più accattivante per personaggi che comunque non rimanevano vaghi.
Beh, la supercazzola
(o supercazzoRa, è in dubbio),
per me che vedo Amici Miei I e II
almeno
(dico almeno)
una volta l’anno
ha una sola accezione:
è un discorso completamente e volutamente senza senso,
farcito di parole inesistenti
(tra cui, appunto, “supercazzola”)
di Ugo Tognazzi/Conte Mascetti
per rincoglionire l’interlocutore.
Ergo,
non ci si può fare una prosopopea dietro:
se mi dici che The Road è una supercazzola
può voler dire una cosa sola,
che non ci hai capito niente,
e non per colpa tua
ma perché il film volutamente non ha senso compiuto
la trama non si capisce
i dialoghi sono nonsense.
No, dico,
brematuriamo la supercazzola
o scherziamo?
;)
Sinceramente non ci ho capito molto sul tuo giudizio per The Road … comunque sì, ci mancherebbe, mica sono scemo, cosa significhi supercazzola lo so … io dicevo che si può applicarla in maniera approssimativa a certi film. Di fatti anche Chreddy l’ha usata …
… insomma The Road non può essere totalmente così come nessun film può essere a tal punto realmente senza senso …
.. dico che a un certo punto di quello che mi lascia, sì – è senza senso. Se non lo applico ad altri film e perché gli altri, come detto, alludano a indizi e precedenti intriganti e a potenzialità come si dovessero sviluppare e poi … e poi… ciaooo non dice un cazzo…
… psicologicamente, se ci pensi, è questa la finezza del gioco di prestigio (orale nello specifico) di una supercazzola … sembra che ti porta da un’altra parte mentre il non senso lo percepisci tale solo alla fine, mica durante …
…. quindi dico che in linea di massima il concetto e l’analogia con i giochi di prestigio dell’immenso Tognazzi, sono corretti.
Boh,
mica tanto.
Il Mascetti
la supercazzola la inizia che già non si capisce niente,
altro che gioco di prestigio.
Dì, la verità
da quanto tempo non vedi Amici Miei? ;)
Guarda che l’analogia non è per te che sei spettatore che ti guardi Amici Miei, ma per il personaggio, il gonzo, che viene stordito dal mascetti …
… mica l’analogia della supercazzola la devi applicare tu che sei fuori dalla storia di Amici Miei.
Ovvio che te hai la consapevolezza di cosa è o non è supercazzola, non ce l’ha il gonzo che non se l’aspetta all’interno del film.
Sinceramente non ci ho capito molto sul tuo giudizio per The Road … comunque sì, ci mancherebbe, mica sono scemo, cosa significhi supercazzola lo so … io dicevo che si può applicarla in maniera approssimativa a certi film. Di fatti anche Chreddy l’ha usata …
… insomma The Road non può essere totalmente così come nessun film può essere a tal punto realmente senza senso …
.. dico che a un certo punto di quello che mi lascia, sì – è senza senso. Se non lo applico ad altri film e perché gli altri, come detto, alludano a indizi e precedenti intriganti e a potenzialità come si dovessero sviluppare e poi … e poi… ciaooo non dice un cazzo…
… psicologicamente, se ci pensi, è questa la finezza del gioco di prestigio (orale nello specifico) di una supercazzola … sembra che ti porta da un’altra parte mentre il non senso lo percepisci tale solo alla fine, mica durante …
…. quindi dico che in linea di massima il concetto e l’analogia con i giochi di prestigio dell’immenso Tognazzi, sono corretti.
Un’altro film da evitare…grazie MrChreddy…
p.s. nn si può vedere solo la spaccata sul parabrezza?! :D
Ennò, non si può vedere… XD
Finito di vedere ora. Mi ha attratto fino a metà film, poi ho annusato il finale e non vedevo l’ora che finisse.
Mi aspettavo di meglio sinceramente. Il finale nudo e crudo e praticamente nessun colpo di scena mi lasciano insoddisfatto. Saran gusti, ma se mi devi vendere un film del genere preferisco un Man on fire. Alla fine ci si deve immedesimare in qualcuno e se ti immedesimi nel protagonista diventi un idiota e piagnucolone, cosa che con il buon Denzel Washington non accadeva neanche per sbaglio.
Ciao Vins, beh, come dico alla fine del post, se fosse stato Tony Scott a dirigere questo film sarebbe stato molto meglio :)
Comunque concordo con te per il resto :D