Eccoci al primo appuntamento con le miniserie concluse appartenenti all’operazione Before Watchmen della DC comics.
Come dicevo settimana scorsa, una volta conclusa una serie, ne parlo, che non mi piace parlare delle cose che non ho letto/visto fino in fondo.
La prima miniserie che ho finito di leggere è: Silk Spectre.
Laurie Jupiter (Juspeczyk), la seconda Silk Spectre, o Spettro Di Seta nella prima traduzione italiana, è forse il personaggio di cui frega poco e niente a nessuno nell’opera originale di Alan Moore e Dave Gibbons. Rimane comunque un personaggio importante nell’economia di Watchmen, ma non è di certo quello che ha più fan in assoluto. Quelli sono Il Comico, Dottor Manhattan, Rorschach e… vabbè tutti gli altri. Silk Spectre di sicuro finisce ultima nella graduatoria dei personaggi preferiti di ognuno.
Eppure è un personaggio della serie originale, il che significa che almeno quattro numeretti si possono fare su di lei, sai mai che qualche fan di Silk Spectre c’è davvero, sai mai che i collezionisti, come me, lo prendono lo stesso per avere tutta la serie completa, sai mai che qualche nerd prende i numeri sperando che ci escono le tette a quella.
Così ecco che quattro numeri li fanno sul serio e affidano i testi a Darwyn Cooke e i disegni ad Amanda Conner.
La miniserie va a scavare nel passato di Laurie e del suo rapporto conflittuale con la madre Sally, la prima Silk Spectre.
Questa è forse la cosa più interessante della serie: il fatto che alcuni genitori dal passato vagamente glorioso, ma poi dimenticati, usino i propri figli per prolungarsi la vita e la fama, spingendoli a diventare quello che loro non sono riusciti a concludere degnamente. Sarebbe stato un argomento degno di approfondimento. La condizione dei figli, il rapporto, non per forza conflittuale, che si instaura, l’accettazione di essere una specie di copia carbone di un genitore troppo assillante, la trovo una bella base su cui costruire una storia davvero interessante, senza scadere nel solito racconto supereroistico.
Purtroppo Cooke sceglie la strada più facile: Laurie decide di scappare lontano dalla madre per essere finalmente se stessa, per poi capire che puoi scappare da tutto quello che vuoi, ma non da come sei fatto veramente e infatti diventa proprio ciò che la madre vuole.
Ne viene fuori un’avventura senz’arte né parte e fine a se stessa, con una specie di critica al consumismo e ai giovani d’oggi che però non graffia e manca un po’ il bersaglio.
L’ultimo numero, con il ricongiungimento tra Laurie e Sally a mio avviso molto frettoloso, è il più interessante dell’intera serie. Interessante, non bello.
Da segnalare le ultime due pagine dedicate al primo incontro dei Watchmen, che si vede nella vera vecchia serie, visto questa volta dagli occhi di Laurie, ossia un punto vista mai esposto prima. Purtroppo si riduce ad una serie di battute e strizzatine d’occhio al lettore su quello che succederà in Watchmen. Insomma, niente di epocale, anzi, un po’ stucchevole.
Lo stile grafico di Amanda Conner mi piace molto, così morbido e cartoonesco, ma secondo me poco si adatta ai temi trattati e al nome della serie stampato in copertina. Fa sembrare “poco seria” la storia, una roba più per ragazzine. È fuorviante, un po’ come se Frank Mller si mettesse a disegnare le storie classiche di Topolino. Bello sì, ma non c’entra un cazzo.
Tra l’altro la Conner ci regala il Dottor Manhattan con una bella faccia da pirla.
In conclusione Silk Spectre rappresenta perfettamente l’essenza, puramente speculativa, di tutta l’operazione Before Watchmen. Non mi aspettavo di leggere ancora Alan Moore, ma che almeno ci fossero dietro idee forti e concrete alla base, invece si rivela un fumetto supereroistico sui generis, spinto da un nome forte in copertina.
Decisamente perdibile, a meno che non siate dei fan sfegatati o dei collezionisti che volete tutta la serie… anche perché non ci escono mica le tette a quella.
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Scritto da: MrChreddy
"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"