Non sono un fan sfegatato di James Bond e dei vari 007. Molti mi piacciono, e me li sono visti tutti, anche quello con George Lazenby di cui non si ricorda mai nessuno, ma non sono un suo fan.
Non ho uno smoking, non mi compro orologi e completi perché li indossa Bond nei film, non colleziono memorabilia e ho un solo blu-ray di 007 nella mia collezione: “007 – Casino Royale“, quello che mi è piaciuto di più in assoluto, seguito a ruota da “007 – Goldfinger“.
Quest’anno James Bond compie 50 anni, e li festeggia con il suo ventitreesimo film: “Skyfall“, dove c’è tutto il Bond classico e quello nuovo, e rappresenta un po’ la fine di un ciclo.
A molti Daniel Craig nel ruolo di James Bond non piace. Altri dicono che sia la versione più fedele ai libri di Ian Fleming.
A me invece Craig piace di brutto. Dopo anni e anni di film di Bond finalmente mi ha fatto appassionare al personaggio. Non che Sean Connery e Roger Moore non mi piacessero, per carità, ma il personaggio in se non mi è mai entrato nel cuore, non so perché.
Eppure le carte le aveva: il gadget giusto, per a situazione di merda in cui era, sempre a portata di mano, la macchina figa con i mitra e l’espulsione del sedile del passeggero e pure quella subacquea, uno stuolo di donne bellissime pronte ad auto materassarsi appena lui le guardava languide, cattivi degni di nota, intrighi, azione, sparatorie, inseguimenti ecc… ecc… eppure l’ho sempre visto come un fighetto.
Per non parlare dei Bond di Timothy Dalton e Pierce Brosnan, lì è stata la prima volta che ho detto: “Ebbasta ‘sto cazzo di Bond, ma non la possono smettere?”
Poi è arrivato Craig in “007 – Casino Royale“, massiccio, sprezzante, violento, impeccabile ma sporco, affascinante, ma non bello e soprattutto fallibile. Finalmente un Bond che, per quanto figo e che alla fine le azzecca tutte, almeno qualche cazzata la fa pure lui. Mi ha conquistato, fondamentalmente, con l’inseguimento iniziale del tipo che fa parkour, una scena epica: l’agilità contro la bruta determinazione.
Dove il parkourista salta attraverso una finestrella nella parete, Bond passa attraverso la parete stessa, con quella stolida ignoranza che lo rende un uomo e non quell’entità astratta con l’aria di sufficienza e il sopracciglio alzato davanti a qualsiasi cosa: pericolo, nemici, superiori incazzati e donne nude.
In “007 – Casino Royale” è Bond che esce dall’acqua come un sirenetto e non la Ursula Andress di turno.
Per non parlare della battuta migliore:
Bond: “Un Martini, per favore”
Camerire: “Mescolato o shackerato?”
Bond: “Cosa vuole che me ne freghi!”
Insomma la decostruzione di un mito, un nuovo inizio per attualizzare un personaggio ormai stanco che aveva perso smalto e presa sul pubblico.
Poi, purtroppo, c’è stato “007 – Quantum Of Solace“, un passo indietro, un film dimenticabile che… boh, non me lo ricordo proprio.
Ora è uscito il vero sequel di “007 – Casino Royale“: “007 – Skyfall” ed è il capitolo che chiude un ciclo durato 50 anni.
Sì, perché “007 – Skyfall” è il film che passerà il testimone ad un Bond tutto nuovo. Il vecchio 007 non ce la fa più fisicamente e mentalmente. Ha perso fiducia nell’MI6, in M, nelle istituzioni, approfitta di una missione fallita su tutta la linea per sparire nel nulla. Eppure, quando proprio chi l’aveva nauseato al punto di scappare , ha bisogno di aiuto, lui torna volontariamente per dare una mano.
Ma il mondo è cambiato, non ci sono più i giochetti tra spie, il terrorismo, la violenza ora è da tutt’altra parte, le spie, gli agenti segreti, stanno diventando acqua passata, soppiantati da satelliti, internet e tecnologia assortita (come al solito stilizzata e poco credibile). Anche Q è un ragazzino appena uscito dalla scuola e ne sa più di Bond stesso.
È finito il tempo in cui aveva mille gadget per tirarsi fuori dai guai, quello che passa in convento ora sono solo pistole, tecnologiche anch’esse, e una radiotrasmittente, basta giocattolini ameni e assurdi gadget.
Così James Bond deve ritrovare il suo posto nel mondo, non basta più solo lui a fermare le minacce, non ci sono più sabotatori che piazzano bombe per far saltare i governi, mandare a monte missioni spaziali o rubare montagne d’oro. Ora viaggia tutto su computer, chi ha le chiavi d’accesso decide da che lato far girare il mondo, i governi valgono come il 2 di picche a briscola, figurarsi cosa può fare un uomo da solo e dove può mettersi la sua licenza di uccidere.
Con “007 – Skyfall” Sam Mendes passa in rassegna il Bond classico per un saluto d’addio, chiudendo tutti i ponti con il passato e prepara il campo per un Bond tutto nuovo. Mendes riesce nell’arduo compito di gestire una parte iniziale tutta azione al cardiopalma, una lunga parte centrale quasi tutta di dialoghi senza annoiare e un finale che sembra un “Mamma Ho Perso L’Aereo” incrociato con “Sfida All’Ok Corral“, il tutto senza indurre nemmeno una risata involontaria.
Daniel Craig è perfetto: vulnerabile, debole, vecchio, stanco e fallibile.
Javier Bardem è un ottimo cattivo, forse un po’ troppo gigione, che si dimena tra l’Hannibal Lecter di Anthony Hopkins e il classico cattivo pazzo che stenta a controllarsi.
Ralph Fiennes, per quanto poco si veda sulla schermo, in termini di minutaggio, riesce a imporsi e a rendere benissimo un personaggio dalle varie sfaccettature, senza farlo sembrare ridicolo o pretestuoso.
Un film che possono vedere tutti, sia i fan di lunga data di James Bond, sia chi si è avvicinato al personaggio con quest’ultima trilogia. Si vocifera che per i prossimi film, forse, sia stato scelt di Idris Elba per interpretare James Bond e voltare pagina definitivamente.
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Scritto da: MrChreddy
"Sono la prova scientifica che si può vivere una vita intera in completa assenza di cervello"
Ho cominciato a leggere i libri dopo aver passato in rassegna i primi Bond. Devo dire che io sono un po' controcorrente, e forse perché mentre mi vedevo gli ultimi stavo leggendo Fleming, cioè la fonte originale. I miei preferiti sono quelli che sono stati criticati: Dalton tra quelli vecchi è quello che mi ha convinto di più, Lazemby era abbastanza scialbo, ma il film da lui interpretato aveva degli spunti ottimi. Roger Moore e Pierce Brosnan i peggiori in assoluto, tanto bonaccioni quanto antipatici (al momento sto leggendo "Moonraker", che è il terzo libro di Bond, ma nell'ordine dei film dovrebbe essere l'undicesimo, non ricordo: comunque non ho mai visto tante differenze tra un libro e un film!). La differenza dei film con Craig rispetto agli altri è che, nonostante soltanto Casino Royale si sia distinto per una fedeltà alla fonte originale che mai si era vista prima nella serie, è veramente il Bond di Fleming che vediamo sullo schermo. Io personalmente ho amato Sean Connery, ma quando ho scoperto il Bond cartaceo e mi sono reso conto di quanto quello di Craig fosse fedele, ho capito che il primo vero Bond cinematografico è stato proprio Casino Royale. Mi sono quindi innamorato del Bond cartaceo, e per tanto di Craig. Quantum of Solace però ha toppato abbastanza, infatti temevo molto per questo terzo capitolo (sì, per me Bond è partito ufficialmente solo nel 2006). Però quando hanno cominciato a spuntare nomi come Javier Bardem e Sam Mendes, dopo aver visto i vari trailer e dopo aver letto in questi giorni i commenti delle persone e dei critici…insomma, credo proprio che siamo arrivati ad avere un Bond come si deve!
Ciao Ale, io non ho mai letto nessun libro di Fleming, parlo da semplice spettatore dei film. E, come dicevo nel post, il personaggio è cominciato a piacermi solo con il primo con Craig, gli altri li vedevo, ma sempre con un certo distacco.
Comunque questo Skyfall merita davvero ;)
Bè, in effetti ho potuto constatare dal tuo scritto quanto ti sia piaciuto. Non può che farmi contento!!! ;)
Per fortuna che Craig è scritturato anche per altri 2 film, non certo per razzismo ma… un Bond nero CHE CAZZO VI è VENUTO IN MENTE?
Non è per razzismo, ma hai fatto un commento razzista, che ho modificato :)
Ciao, WhitMy.
Sono un fan bondiano di stretta osservanza letteraria e cinematografica, dal 1977 («The spy who loved me» in prima visione). Ho l’opera omnia di Ian Lancaster Fleming e colleziono pure i suoi continuatori. Riguardo ai film, ti dico solo questo: posseggo la Collection dvd nella valigetta 24 ore, a immagine e somiglianza di quella super-accessoriata che c’era in «From Russia with love».
E, ciò che più conta, sono d’accordo con te.
Non si tratta certo di razzismo (accusa sovente rivolta – oggi – all’autore Ian Fleming), ma di essenziale rispetto filologico: il comandante Bond non può essere che bianco; così come il detective Shaft – o l’ispettore Tibbs – non può essere che nero.
Altrimenti, tanto varrebbe prendere Ashton Kutcher, invece del sommo Eddie Murphy, per dare volto ad Axel Foley in un altro «Beverly Hills Cop»; o portare sul grande schermo la serie anni ’60 «The Wild Wild West» affidando il ruolo dell’agente speciale James West – negli States appena usciti dallo schiavismo – al fresh prince Will Smith (ehm, signore, temo che quest’ultimo casting l’abbiano già fatto davvero).
Limitando il discorso ai personaggi principali della saga spionistica, abbiamo già avuto uno “M” donna – per copiare Stella Rimington, capo MI-5 anni ’90 – da «GoldenEye» a «Skyfall» (7 film); abbiamo avuto un Felix Leiter di colore nei primi due titoli con Daniel Craig (ma anche nel lontano remake fuori-serie «Never say never again», con Sean Connery); abbiamo conosciuto ed avremo d’ora in poi una Moneypenny di colore, la gradevolissima e bravissima Naomie Harris: sono tutte concessioni al politically correct, che mi sembrava potessero bastare. Senza trascurare – in fatto di scelte modaiole – l’avvento di un “Q” che pare un “I.Q.”, tanto è la rappresentazione icastica di quello che mi piace definire Nerd Power.
Eppure è così, Barbara Broccoli della EON – figlia dello storico produttore Albert “Cubby” Broccoli – non aveva affatto escluso l’ipotesi di poter cambiare i connotati etnici allo stesso 007, durante un’intervista rilasciata poco prima che uscisse «Skyfall». Le sue parole più o meno furono: “Il mondo si evolve. Niente vieta che, nel futuro, James Bond venga impersonato da un attore afro, asiatico o ispanico”.
Oltre che antirazzista, e senza sconfinare nella politica, io ho già detto di essere un liberale: nel modo di pensare e – mi auguro – in quello di esprimermi (la cosa che più mi sta a cuore è di non urtare, finché sia reciproco, la suscettibilità di alcuno).
Padronissima Mrs. Barbara di procedere un domani nel suddetto senso, quale detentrice dei diritti, con l’occhio attento alle variazioni demografiche globali e pertanto alle prospettive commerciali verso nuovi bacini di fruizione.
Padronissimo anche il sottoscritto di passare eventualmente la mano e di optare per un’altra sala del multiplex, magari in folta compagnia, sperando di contribuire a far – rispettosamente – tornare sui suoi passi la mia bella coetanea d’Oltremanica.
James Bond will return. Shaked, not stirred. (Hopefully).
Errata Còrrige (l’ho notato solo oggi, 20/09/2016):
“SHAKEN, not stirred”.